leghe in lamé
dorato. E, attraverso le lenti dei suoi occhiali, vedrà quasi tutto ciò che può
essere visto. Il tappetino davanti al fuoco potrebbe davvero spiccare il volo
da un momento all’altro. E il suo scialle, una volta aperto, potrebbe adunare i
segugi dell’inferno e accendere la più stellata delle notti. Ridacchia solcando
le onde dei cieli nella metà di guscio del suo cuore infranto. Le piume
sollevate, perché ogni giorno impara l’amore. E’ rapita da qualunque alito di
musica. Si prodiga per proteggere l’anima di qualsiasi cosa. Gli uccelli canori
le raccontano storie segrete; così ha ‘l’occhio magico’ che vede oltre e dietro
il presente. Come la sua controparte umana, molto probabilmente vive sulle rive
di un fiume a lei caro… oppure, semplicemente, è lei stessa un fiume.”
Emily Dickinson, figura cardine della poesia americana e s/oggetto di
questo studio, inscrisse a lettere scarlatte la propria appartenenza ad una
tradizione di dissidenza praticata da donne culturalmente eretiche nel vecchio
come nel nuovo mondo - la stregoneria - nel cuore stesso dei suoi
versi-graffiti.
Attraverso la sua narrativa critica Paola Zaccaria prova a rinvenire la
cifra nascosta della poetica dickinsoniana cui si ri-connettono alcune artiste
del '900 (fra le altre: H.D., S. Plath, M. Kumin, A. Sexton, M. Rukeyser, D.
Wakoski, R. Morgan, S. Griffin, A. Rich, D. Levertov). Si mostra così una
simbologia del femminile costruita intorno alle figure della strega e della
triplice dea, un immaginario che imbastisce paesaggi interiori dove domina la
luna e il ragno, una intertestualità che cortocircuita la posizionalità
diacronica con la maestra-sorella sia per immagini sia per ricerca stilistica,
la predilezione per opere di riferimento a carattere antropologico in cui gli
assunti androcentrici dei miti vengono re-visionati per procedere alla
costruzione di miti storici, in continuo divenire, che concorrano alla
costruzione di un simbolico in cui la donna non sia semplicemente oggettificata
come "l'altra": la poesia si fa al contempo strumento politico e
luogo dell'estetica in cui s'inscrive una visione sessuata del mondo e dei
soggetti.
Paola Zaccaria insegna
Letteratura Nord-Americana presso l'Università di Bari. Tra le sue
pubblicazioni: Virginia Woolf: trama e ordito di una scrittura, Bari, Dedalo.
1980; Forme della ripetizione: le ipertrofie di E. A. Poe, i deficit di S.
Beckett, Torino, Tirrenia Stampatori, 1992; Segni eretici. Scritture di donne
tra autobiografia, etica e mito (a cura di e in collaborazione con P.
Calefato), Bari, Adriatica, 1993; saggi su Joyce, T. Olsen, D. Barnes, K.
Mansfield, D. Lessing, A. Lorde, C. Perkins Gilman, teoria della letteratura e
critica femminista; ha collaborato con Bompiani e con la rivista Il piccolo
Hans; al momento si occupa degli esiti letterari della condizione di esilio e
viaggio.
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