venerdì 3 agosto 2012

Il delfino rosa Marcia theophilo


IL Delfino rosa di Marcia Theophilo

È dalle acque che emergono le più grandi ispirazioni mitologiche: perché l’acqua è vita, da sempre e anche adesso che l’uomo la sta inquinando. È il linguaggio proprio del canto delle  acque: associazione nitida e fantastica degli elementi concreti e irraggiungibili della natura. Lo spirito del cosmo è naturalmente insito nei fiumi, nei mari. I miti, infatti, sono reali perché attraversano ogni materia e spiegano la ragione di essere del mondo, degli esseri viventi e delle cose, dei fatti passati e presenti. I miti sono popolati da personaggi che incidenti geografici hanno creato o trasformato in esseri viventi, che hanno insegnato tecniche e istituito ordini sociali. Costituiscono un legame fra il mondo terreno e quello trascendente attraverso quel dialogo intimo e naturale che gli antichi popoli stabilivano con l’universo. È così che natura e storia si conoscono e si incontrano. Il Boto, unico esempio di delfino fluviale è anche un mito legato all’acqua e alla seduzione. Vive nel Rio delle Amazzoni e la sua particolare bellezza è dovuta al colore rosa. «Quando nelle sue notti di fuoco Yací spaventata si sveglia / Boto si trasforma / in guerriero e invade il suo letto. Le voci soffocate / nel buio, cresce il silenzio, serpente lui si arrotola / e si avvolge al suo corpo / Poco a poco sale sinuoso, tra le carezze ammorbidendo / l'asprezza delle squame. / Fra i suoi lunghi capelli s'alza dicendo: amore mio / E pietra, è acqua. / Dov'è il suo nido? Navigando fra foglie / archi cipressi lo raggiunge in delirio, / togliendole il respiro: nuvola lei, polpa di frutta matura, / odori selvaggi e colori. / Pensieri senza senso esaltano il suo corpo: / i suoi sensi sette balzi di gatto lascivo, / s'interroga, pensa, singhiozza tra le trecce. / Yacì gli abbraccia le cosce dorate. / Molto lontano comincia il tuo fiume Boto. / In disaccordo s'incrociano sguardi profondi, / Lei cerca forza nelle sue viscere. / Le unghie lacerano i fianchi, le gambe, la schiena di Boto: / Vendetta bramata. / Ascolta il suo nome sussurrato da lui: Yací. / Boto senza rimorso ferisce e lei si scioglie. / Lo cerca nelle notti senza riposo, / nei giorni seguenti arriva inatteso. / Lui appare e lei si esalta. / Cavalli, nidi, uccelli, farfalle, / legni, monti, rami, sfere ruscelli / Boto metà acqua / metà pesce e metà uomo. / Quando ama tocca il fondo del fiume, cavalca travolto / dalle acque, inonda gli arbusti tra le isole. / Yacì stringe le squame fra le braccia / pesce che fugge, sapore di acqua e frutti di mare / Boto, pesce sale-sole-sale. Vita. Respiro».

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