Da I BARBARI di Baricco.
Rielaborato da Floriana Coppola
Che cos’è un libro per i barbari? C’è una risposta ? I barbari non hanno spazzato via la civiltà del libro che hanno trovato, non c’è stato un vero e proprio genocidio.
Né i megastore, né il cinismo delle case editrici e della distribuzione sono riusciti a scalzarla.
Il mercato dei libri finisce per sembrare un enorme uovo al paletto, in cui il rosso, più grande che in passato, è l’editoria di qualità e il bianco, dilagato a proporzioni enormi, è tutto il resto.
Per capire i barbari, dobbiamo capire di cosa è fatto quel bianco: è il campo in cui sono assestati, senza dar troppo fastidio al rosso.
Il bianco è fatto dei libri che non sono libri, comprati da coloro che non sono lettori.
Dentro è nascosta la mossa geniale dei barbari: la loro bizzarra idea di qualità.
L’idea che il valore di un libro stia nell’offrirsi come tessera di un’esperienza più ampia, come segmento di una sequenza che è partita altrove.
I barbari usano il libro per completare sequenze di senso che sono state generate in altri campi. Rifiutano e non li interessa il libro che si rifà alla grammatica, alla storia , alla civiltà del libro.
Per capire un libro di Faulkner bisogna aver letto molti altri libri, bisogna essere padroni dell’intera storia letteraria.
Invece i barbari tendono a leggere solo i libri le cui istruzioni per l’uso sono date in posti che NON sono libri.
I libri del cantautore, i libri dello scrittore simpatico, sexi, sentito in televisione… oppure il libro comprato a pochi euro insieme al quotidiano. E mai letto. Un gesto collocabile in una sequenza veloce di altri gesti.
Comprare in modo semplice Flaubert dentro il giornale e forse a casa ne avevi già due copie.
Un gesto veloce e non bisogna sottovalutare questa velocità.
Non era andare in libreria, posteggiare, parlare un po’ con il libraio, scegliere, riprendere la macchina e finalmente poter fare altro. No , solo un gesto veloce, pochi euro e via.
Il libro così diventa, si trasforma in un trasmettitore nervoso, che fa transitare senso da zone limitrofe, collaborando a costruire sequenze di esperienze trasversali.
Quest’idea è talmente lontana da essere idiota che ha iniziato a modificare il rosso dell’uovo, a contagiarlo.
Io con gli altri legata in tanti nodi
il libro in attesa sulla mensola scura
sospese le sue parole, tra cuore chiodi e ombre
arduo e difficile questo arrampicarmi tra sillabe convesse
tra concavi segni e punti di sutura tra il prima e il dopo di un istante
lento archivio che affanna dietro un quadro di vita che sfugge
trattengo tra le dita e sotto la lingua che batte sui denti un pensiero
non sono vecchia se sfoglio le tue pagine, marea che assale e dissolve
non sono giovane se nel deserto dei vandali colleziono simboli e catene impervie
montuose creature di carta dove immergo
a grandi braccia il mio corpo e scavo
sprofondo fino a sentire le ossa della terra sotto le mani
arde la brace sotto il terriccio muschiato e spolvero pepite
fossili e monili, semi d’oro e di giada
strofino con le unghie e guardo la meraviglia svelata
io con altri legata in tanti nodi
conosco la barbarie dei saperi minimi
barbara cala la scure
veloce inesorabile mannaia
sul collo delle anime passate
mai morte eppure perse
nella dimenticanza
consumate masticate
e dissolte in bolo
io con altri legata in tanti nodi
sommersa affogo
tra i banchi di questo carcere
senza ferri né chiavi
disarmata
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