Umberto Galimberti
Una pagina aperta sulle emozioni. Quelle che uomini e donne cercano di comunicarsi, e non sempre riescono. Uno spazio per riflettere insieme a Umberto Galimberti, che ogni settimana si affaccerà sul mondo delle donne. Così geloso di sé, e pudico. A volte incomprensibile agli uomini, perché sa combinare gli opposti. Il filosofo aspetta lettere e storie che lo disorientino. Parole diverse, che sappiano ignorare la logica. Fatte di desideri e silenzi. Levità e sofferenza. Come la femminilità.
Ma dove parla il mondo femminile? Dove si descrive, dove si racconta? Certamente non nei giornali femminili che riempiono le nostre edicole. Lì a parlare è la moda, come se le donne facessero dipendere la loro identità dai vestiti, la bellezza che tutte, se non per natura, almeno per artificio dovrebbero raggiungere, la dieta perché esiste anche un'accettazione sociale che privilegia lo stile anoressico, la cucina perché gli uomini si prendono anche per la gola, la salute in modo che palestre, farmacie ed erboristerie possano speculare vendendo mezze bugie e mezze verità, e infine la sessualità dove l'immaginario mette in scena il suo teatro d'angoscia e di desiderio chiamando a raccolta in modo sfuso e confuso tutti i sogni diurni e notturni. Tutto ciò non è mondo femminile, ma sfruttamento di quel mondo, che ancora una volta si chiude, cupo su se medesimo, anche se in superficie danzano tutti i colori della carta patinata per celebrare quel santuario ideologico che è divenuto ai nostri giorni il corpo, reso inespressivo proprio dai cerimoniali che lo esaltano. Che cosa sia il mondo femminile lo si può sapere solo da quelle donne che hanno da dire una parola in più o una parola diversa rispetto a tutte le parole che si trovano scritte sui giornali femminili. Non si tratta di una parola più intelligente o più profonda, ma di una parola più prossima a quello che per me è l'enigma della femminilità. Con ciò non intendo dire che la femminilità è incomprensibile, ma che nella femminilità sono raccolti, come in un arco in tensione, quegli opposti che il pensiero maschile distingue e separa, per cui, dopo aver contrapposto l'odio e l'amore, non sa dar ragione del perché amore e odio convivono in ogni sentimento che attraversa l'anima. C'è dunque un regime sentimentale racchiuso nell'enigma della femminilità, a cui il maschile può accedere solo per quel tanto che si concede alla sua femminilità, ma solo per quel tanto. Nel senti-mento c'è infatti una mente che tiene insieme (syn) gli opposti, e in questo con-tenere, senza espellere l'uno a vantaggio dell'altro come di solito fa la logica maschile, si dà quella con-temperanza che, se attutisce la luce chiara del giorno, evita alla notte di affogare nel suo buio. Se questa è la differenza tra il maschile e il femminile, se è nel diverso modo di usare ragione e sentimento, è bene che questa differenza trovi spazio e modo di dirsi affinché la ragione maschile, su cui la nostra cultura ha edificato se stessa, si confronti con il suo opposto che non è la follia, su cui è troppo facile celebrare vittorie, ma quella visione femminile del mondo che non aveva lasciato neppure Socrate tranquillo nei suoi ragionamenti. Si racconta infatti che il filosofo, che non perdeva occasione per segnalare il suo non-sapere, la sua ignoranza, una cosa diceva di sapere, anzi di averne episteme, sapere forte. Si trattava di cose che una donna, Diotima, l'amica di terre lontane, un giorno gli aveva insegnato. E non erano cose in più, ma cose che spezzavano la linearità del discorso, perché seguivano la sinuosità delle cose. Confondevano i contorni, quindi disorientavano, ma solo per avvicinare all'orientamento. Che poi sia giorno o sia notte non si può dire. La visione femminile del mondo diffida delle nette demarcazioni, perché familiari le sono l'aurora e il crepuscolo, quando il giorno non è solo giorno e la notte non è solo notte. Sono le testimonianze di queste albe e di questi tramonti che la nostra pagina di corrispondenza con le lettrici vorrebbe ospitare, quindi tutto ciò che può incrinare la logica maschile che troppo spesso scambia per idee chiare e distinte quelle che in realtà altro non sono che forme di pigrizia mentale. Questa pagina, che rifiuta le forme di pigrizia e non pretende di svelare l'enigma della femminilità, perché altrimenti finisce l'incanto, attende dalle donne le loro parole, quelle che descrivono la loro visione del mondo, a partire dalla quale solamente anche la moda, la bellezza, la dieta, la cucina, la salute e il sesso acquistano quel senso che, non coincidendo con l'immaginario maschile, è un senso nuovo. Comunicandolo, ogni donna può spezzare quella geometria del silenzio che penetra come una linea retta e che talvolta respinge, come una linea convessa, tutto quello che incontra. È il silenzio che allontana la comunicazione che teme, diffondendo intorno a sé un vuoto che le cose non riescono a riempire. Si tratta di un silenzio insidioso, difficile da descrivere. Lo si scopre quando è già penetrato per devastare, far tacere, nascondere, negare l'esistenza di un mondo interiore che si vuole disabitare. Come la parola, infatti, anche il silenzio ha il suo linguaggio fatto di strumenti nascosti che, secondo il contesto dell'incontro, può essere al servizio della comunicazione od opporvisi, perché, come il visibile è segretamente legato all'invisibile, così anche il silenzio, che rinvia alla notte, all'ignoto e al mistero, è legato alla vocazione del giorno che dischiude l'avventura della comunicazione. È questa comunicazione che la nostra pagina vorrebbe incoraggiare.
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